Non so di non sapere: la sindrome che rallenta il processo di sviluppo

La sindrome del "non so di non sapere" nel mondo dello sviluppo

Nel mondo dello sviluppo, la sindrome del “non so di non sapere” è più comune di quanto pensi. Succede quando mancano consapevolezza e curiosità verso i ruoli altrui. In questo articolo analizziamo i rischi di questo atteggiamento e come superarlo attraverso collaborazione, ascolto e crescita condivisa.
Volto di Socrate in versione moderna con scritta: Non sai di non sapere

Nel vasto universo dello sviluppo digitale, un fenomeno insidioso si annida tra professionisti di ogni ruolo: la sindrome del "non so di non sapere". Certo, è impossibile essere esperti in tutto. Un UX designer non è un guru del marketing, e uno sviluppatore non è un copywriter. E va bene così. La normalità è avere lacune e ambiti in cui non si eccelle.

Il vero problema, però, emerge quando non si ha la minima consapevolezza di ciò che serve per svolgere il proprio compito in modo efficace. Si procede a testa bassa, come un treno in corsa, senza percepire le lacune che potrebbero compromettere l'intero progetto.

I rischi della (non) consapevolezza

Chi si trova in questa condizione non ha la spinta necessaria per colmare le proprie carenze. Non si pone domande, non valuta i rischi, e la conseguenza più immediata è la frustrazione di chi dovrà poi prendere in mano il lavoro e portarlo avanti.

Immaginiamo due scenari comuni in un team di prodotto:

  • Lo UX designer che non sa di non sapere: Disegna interfacce complesse senza avere la minima idea di cosa siano un database o un'API. Dà per scontato che le informazioni appaiano magicamente sullo schermo o che "ci penserà l'intelligenza artificiale". Il suo design può essere esteticamente impeccabile, ma strutturalmente irrealizzabile o inefficiente.

  • Lo sviluppatore che non sa di non sapere: Prende in carico un progetto senza comprendere a fondo le esigenze dell'utente o il valore di una buona esperienza d'uso. Realizza funzionalità, ma lo fa senza considerare l'impatto sul prodotto finale, creando un'applicazione che potrebbe essere tecnicamente perfetta, ma poco intuitiva e usabile.

Queste dinamiche sono purtroppo molto comuni nei team di sviluppo e portano spesso a incomprensioni, ritardi e spreco di risorse.

Un ponte tra i ruoli: dalla teoria alla pratica

Le frizioni sorgono spesso tra ruoli che, pur lavorando a stretto contatto, non conoscono a fondo il lavoro altrui. UX designer e marketer, ad esempio, gravitano attorno al mondo della programmazione, talvolta spaventati dalla sua complessità e ignorando quanto il loro lavoro sia strettamente connesso a quello degli sviluppatori.

Un UX designer che ha avuto modo di vedere da vicino come il proprio lavoro impatta sullo sviluppo, non solo impara a creare design più sensati e realizzabili, ma soprattutto acquisisce la consapevolezza di ciò che ancora non sa. Questa consapevolezza è la chiave per la crescita professionale e per la realizzazione di progetti di successo.

Ecco alcuni consigli pratici per costruire questo ponte tra i ruoli:

  • Chiedi e ascolta: Non aver paura di fare domande. Chiedi a uno sviluppatore come il tuo design verrà implementato. Chiedi a un marketer come un'azione tecnica impatta sulla conversione. Ascolta attentamente le loro risposte per capire le sfide e le logiche che governano il loro lavoro.

  • Partecipa agli incontri di allineamento: Cerca di partecipare a meeting che non sono strettamente legati al tuo ruolo. Sarà l'occasione per comprendere i processi altrui e per mettere in discussione le tue certezze.

  • Impara le basi: Non devi diventare uno sviluppatore, ma imparare le basi della programmazione, anche solo concettualmente, ti permetterà di disegnare interfacce più efficaci e funzionali. Per un UX designer, capire il concetto di API, database o front-end vs back-end può fare la differenza.

  • Condividi il tuo lavoro: Presenta i tuoi design o i tuoi piani di marketing al team di sviluppo non solo per ottenere un'approvazione, ma per avviare una discussione costruttiva su come migliorare il prodotto finale.

Riassunto e takeaway

La chiave per evitare la sindrome del "non so di non sapere" è la consapevolezza. Ampliare i propri orizzonti professionali e capire cosa c'è "ai margini" del proprio lavoro è un investimento fondamentale per la carriera e la qualità dei progetti.

I punti chiave da portare a casa sono:

  1. Nessuno sa tutto: è normale avere delle lacune, ma è fondamentale esserne consapevoli.

  2. La consapevolezza genera crescita: capire cosa ti serve per fare meglio il tuo lavoro è il primo passo per migliorarti.

  3. Il team è una squadra: lavorando a stretto contatto con altri professionisti, puoi imparare a capire le loro esigenze e rendere il tuo lavoro più efficace e allineato.

  4. Non limitarti al tuo ruolo: esplorare le attività altrui non solo ti renderà un professionista più completo, ma ti aprirà anche a nuove scoperte.

Guarda questo video su:

Davide Leoncino

Co-founder di BitBoss | Head of Marketing