UX: scienza esatta o arte del buon senso?

L'eterno dibattito sulla UX: è scienza o puro gusto?

La UX sembra una scienza esatta, ma dietro leggi e formule fisse c’è molto di più: logica, esperienza e soprattutto buon senso. In questo articolo ribaltiamo il mito della UX “scientifica” con una visione più concreta e umana del design.
Meme con frase: Dissing nel mondo della UX

Il mondo del web è un campo di battaglia fertile per il dibattito, e questa volta il bersaglio è la User Experience (UX). Di recente, un acceso scontro tra i creator Breccia e ZeroDx riguardo al redesign dell'interfaccia della PS5 ha sollevato un'importante domanda: la UX è una disciplina rigorosamente scientifica basata su leggi immutabili, o c'è un'enorme componente di soggettività?

ZeroDx ha sostenuto che molte delle scelte di design sono dettate da gusti personali, e quindi discutibili. Breccia, invece, ha tirato in ballo concetti come la Fitts's Law per sostenere la scientificità del suo approccio, affermando quasi che si annoiasse a dover spiegare questi principi.

Ma è davvero così?

@bitboss_dev

Ci siamo infilati in un piccolo dissing a tema UX nato la scorsa settimana 👀 voi che ne pensate? Disclaimer: nessuna critica a @Breccia, il santino esiste davvero ✨ #bitboss #software #softwarehouse #dev #developer #sviluppo #svilupposoftware #ux #userexperience #uxdesign #uxdesigner

♬ Rockin' Around The Christmas Tree - Brenda Lee

La Fitts's Law e il mito della scienza in UX

Citare la Fitts's Law in un dibattito sulla UX può sembrare un'argomentazione inattaccabile. Dopo tutto, si tratta di una legge matematica! Ma vediamo di cosa si tratta, senza paura.

La legge di Fitts afferma che il tempo necessario per raggiungere un bersaglio (come un pulsante sullo schermo) dipende da due fattori:

  • La distanza da percorrere.

  • Le dimensioni del bersaglio.

In parole povere: più il bersaglio è piccolo e lontano, più tempo e precisione servono per raggiungerlo.

Questa legge è stata dimostrata matematicamente, ma la realtà è che nessun UX designer si mette a calcolare formule complesse per posizionare un pulsante. Il suo principio è di una semplicità quasi disarmante: se un pulsante è grande e vicino, è più facile da cliccare. Grazie al cazzo, verrebbe da dire.

Questo è il punto cruciale: la UX si basa su principi solidi e scientifici, ma il modo in cui vengono applicati nella pratica è tutt'altro che rigido. La maggior parte del lavoro si basa su:

  • Euristiche: regole generali e principi di usabilità (ad esempio le 10 euristiche di Nielsen).

  • Psicologia umana: l'analisi di come le persone pensano, percepiscono e agiscono.

  • Comportamento oculare: lo studio dei movimenti degli occhi per capire come gli utenti scansionano una pagina.

L'unione di questi elementi lascia un enorme spazio alla soggettività e all'interpretazione.

Il fattore "irrilevanza": quando la regola non fa la differenza

C'è un altro aspetto fondamentale spesso ignorato: l'assoluta irrilevanza di alcune scelte formalmente "corrette". In molti casi, tra due soluzioni, una delle quali è teoricamente più giusta, non cambia assolutamente nulla nella pratica.

Ad esempio, consideriamo il pulsante di accensione di una console:

  • Opzione 1: un'icona universale di accensione. Formalmente corretta, intuitiva per la maggior parte degli utenti.

  • Opzione 2: un'icona del logo PlayStation con la scritta "Power". Meno familiare, ma non richiede un carico cognitivo aggiuntivo tale da confondere o rallentare l'utente in modo significativo.

Entrambe le soluzioni funzionano. La prima è "teoricamente" migliore perché rispetta la legge di Jakob (sulla familiarità delle interfacce), ma il carico cognitivo aggiuntivo dell'altra è praticamente nullo. Se invece l'icona fosse stata un bidone dell'immondizia, la situazione sarebbe stata diversa: l'utente si aspetta di spegnere la console, non di eliminarla!

Questo per dire che in contesti simili, molti fattori possono giustificare scelte di design diverse. Magari la soluzione "meno corretta" è esteticamente più gradevole, o si integra meglio con il brand. L'importante è che la scelta non crei un ostacolo reale e tangibile per l'utente.

La UX: una disciplina meravigliosa ma non magica

La UX è una disciplina affascinante, ma a volte viene erroneamente dipinta come qualcosa di più scientifico e complesso di ciò che è in realtà. Questo approccio non fa che danneggiare il settore, creando una barriera insormontabile per chi vuole avvicinarsi.

La verità è che la UX è un mix di arte e scienza: si basa su principi comprovati, ma richiede creatività, empatia e una grande dose di buonsenso per prendere decisioni che migliorino l'esperienza delle persone, senza che queste decisioni debbano essere per forza giustificate da formule matematiche o leggi arcane.

Riassunto e takeaway

  • Non è una scienza esatta: la UX si basa su principi solidi, ma la sua applicazione è tutt'altro che rigida e matematica.

  • La Fitts's Law non è magia: il suo principio è intuitivo e si basa su un'evidenza che tutti possiamo riconoscere.

  • Irrilevanza vs. Correttezza: a volte, tra due opzioni, la scelta formalmente più corretta non porta alcun beneficio tangibile. In questi casi, altri fattori (come l'estetica o la coerenza con il brand) possono giustificare una scelta diversa.

  • UX è arte e scienza: è fondamentale conoscere i principi, ma altrettanto importante è avere la sensibilità per capire quando l'applicazione rigida delle regole può essere superata dal buonsenso e dalla creatività.

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Davide Leoncino

Co-founder di BitBoss | Head of Marketing