Prodotti digitali: output e outcome

Output e outcome dei prodotti digitali

Quando vuoi realizzare un software o un prodotto digitale, il tuo vero obiettivo dovrebbe sempre essere quello di portare valore alle persone che dovranno utilizzarlo. Il software è solo lo strumento che ti aiuta a raggiungere il tuo risultato.

Hai creato un software perfetto. Hai intervistato il tuo target, hai portato a termine tutti i task funzionali e hai raggiunto l’output desiderato. Ma…allora perché nessuno usa il tuo prodotto?

Forse ti conviene perfezionarlo ancora, chiedere di nuovo ai tuoi utenti cosa vogliono e aggiungere funzionalità, caratteristiche nuove. Forse dovresti creare un prodotto più completo.

O forse no?

“Perché?”

Ciò che dovresti sempre chiederti durante tutto il processo di realizzazione di un prodotto digitale è “Perché?". La domanda però non è “Perché la gente non lo usa?”, ma piuttosto “Perché dovrebbe usarlo?”.

Sembra una banalità, ma non lo è affatto. Chi vuole realizzare un prodotto digitale spesso non tenta neanche di dare una risposta a questa domanda perché nella sua testa la risposta pare ovvia, ma questo è ciò che porta al fallimento la maggior parte dei progetti innovativi di imprese e startup. Questo è il motivo per cui al mondo esistono centinaia, forse migliaia di software realizzati nel migliore dei modi, perfettamente funzionanti e innovativi, che però vengono accantonati perché alla fine non vengono utilizzate dalle persone per le quali sono stati pensati.

In questo articolo parlerò di un concetto fondamentale che dovrebbe regolare il processo di sviluppo di qualunque software o prodotto innovativo, ma che purtroppo molti ignorano e che porta al fallimento molti progetti. In realtà questo concetto funziona alla perfezione per qualunque tipo di prodotto o servizio, più o meno innovativo che si cerchi di immettere sul mercato. Il concetto del quale stiamo parlando riguarda la differenza tra output e outcome.

Output vs outcome

Immagina di voler organizzare un fantastico road trip per le vacanze, ma di essere sprovvisto di un mezzo di trasporto. Dovrai procurarti un'auto, magari affittandola o andando in un concessionario per acquistarla.

Data questa premessa, se chiedessi a qualcuno qual è l'oggetto del tuo acquisto, in molti risponderebbero che stai acquistando un’auto, ma se ci pensi bene questa è la risposta sbagliata.

Tu non stai comprando (o affittando) un’auto, ma la possibilità di raggiungere tutte le destinazioni che hai immaginato per il tuo viaggio. Questo è il vero obiettivo del tuo acquisto, il tuo “perché”, il tuo outcome. L’auto è solo un mezzo per raggiungere il tuo obiettivo. Di contro, l’automobile sarà il tuo output, ovvero lo strumento con cui tu decidi di raggiungere il tuo scopo. In effetti, se ci pensi tu hai deciso di acquistare un’auto, ma potevi benissimo optare per una una moto o un camper.

L’output descrive le attività che ti permettono di raggiungere i risultati desiderati, mentre l’outcome rappresenta quei risultati. Ragionando in termini di business ad esempio, un outcome potrebbe essere "rendere più efficiente il reparto contabile" e un output che può aiutarti a raggiungere questo obiettivo potrebbe essere l’implementazione di un software gestionale personalizzato. In questo caso l’output (il software gestionale), rappresenta il mezzo per raggiungere il tuo vero obiettivo: rendere più efficiente la tua azienda.

  • Output: il risultato misurabile che raggiungi alla fine di un’attività, ad esempio una funzionalità, un prodotto o un servizio (la tua auto).

  • Outcome: il valore aggiunto che quella funzionalità, quel prodotto o quel servizio generano, in pratica il valore generato dal tuo lavoro (il tuo viaggio).

Perché dovrebbe interessarti?

Se la tua idea è quella di realizzare un software o un prodotto digitale, devi sapere che le tue probabilità di successo aumenteranno esponenzialmente se avrai ben chiaro in testa qual è il tuo outcome e penserai a quello come obiettivo finale del tuo progetto. Se invece guarderai solo all’output, ovvero al software in sé, rischierai di trovarti con un prodotto funzionante, ma che la gente non userà perché non avrai pensato al valore che vuoi portare e una volta che lo avrai tra le mani non saprai che fartene.

Questo concetto è importante perché, soprattutto in ambito software, la tendenza è quella di concentrarsi solo sul prodotto, aggiungendo funzionalità e caratteristiche con la convinzione che più complessità significhi più valore per i clienti, ma non è così. Chiediti invece il perché di ogni singola funzionalità che vorrai inserire e se non lo troverai, saprai che non avrà senso implementarla e che forse potresti concentrare le tue risorse su qualcosa che sia in grado di portare valore.

Il mondo è pieno di ottimi output

Purtroppo il mondo è pieno di bei prodotti iper complessi e tecnicamente funzionanti, ma che la gente non usa semplicemente perché non vanno ad aggiungere valore e infondo non risolvono un vero problema. Questi prodotti non creano un’impatto sul mercato o all'interno dell’azienda che dovrebbe utilizzarli. È uno scenario che si vede fin troppo spesso in ambito digitale, dove realizzare un prodotto è relativamente semplice se si dispone del giusto budget. L’unico modo per uscire dalla trappola degli output è guardare al valore generato del prodotto, qualunque esso sia.

Una volta qualcuno disse che nessuno compra veramente un trapano, ma compra la possibilità di appendere una mensola, o meglio ancora la possibilità di accrescere la propria cultura (attraverso i libri che saranno posizionati sulla mensola). Se ragionerai in questi termini vedrai qual è il vero valore che vuoi portare con il tuo prodotto e capirai che, se questo valore è portare la cultura nelle case della gente, allora forse ci sono soluzioni preferibili o alternative per raggiungere il tuo obiettivo.

Perché allora tutti misurano gli output?

Tanti guardano agli output semplicemente perché in fondo sono più facili da misurare. Valutare la bontà della tua idea sugli output è più semplice perché quando vedi il prodotto finito pensi “Ho rispettato la deadline e completato il mio prodotto, ho raggiunto il mio obiettivo”, ma in realtà sei solo a metà dell’opera. Mi spiego meglio: l’auto o ce l’hai o non ce l’hai, non esiste una zona grigia, ma se inizi a basare il tuo successo sugli outcome ti accorgi che sei solo a metà del lavoro perché il tuo obiettivo è rappresentato dalle destinazioni da raggiungere e non l’auto in sé. Solo quando avrai completato il tuo viaggio saprai se l'auto avrà davvero fatto il suo dovere.

Allo stesso modo se il tuo software sarà un successo dipenderà in larga misura dalla percezione che ne avranno le persone che lo useranno. A questo punto l'outcome non è più una metrica quantitativa, ma in larga parte qualitativa: le percezioni non sono facili da misurare o da definire, ma è essenziale trovare un modo per farlo.

Il rischio di un approccio output-oriented è quello di finire in quel fenomeno che viene chiamato Watermelon effect dove tutti i report e i task risultano completati (semaforo verde), ma quando scavi sotto la superficie, scopri che in realtà i report sul successo dei tuoi outcome sono tutti rossi perché i tuoi clienti in realtà non sono contenti.

L’impatto è il vero obiettivo

Nella visione outcome-oriented si parla anche di impatto generato, ovvero il beneficio sostenibile a lungo termine che gli outcome raggiunti hanno per un'azienda o per il target. In poche parole come viene modificato (in maniera positiva) l’ambiente su cui agisce il software.

Il vantaggio di ragionare in termini di outcome è che ti permette ricalibrare il prodotto nel caso tu non riesca a raggiungere l'obiettivo perché avrai comunque una destinazione da seguire, dovrai solo modificare il mezzo che ti serve per raggiungerla.

Questo spiega anche come l'output e l’outcome differiscano in termini di flessibilità: l’outcome è a medio-lungo termine, viene definito una volta e poi rimane lo stesso fino a quando non viene raggiunto. Gli output sono obiettivi a breve termine e possono variare se non si ottengono i risultati previsti.

Conclusioni

In conclusione, è importante chiedersi perché si sta sviluppando un certo prodotto o una certa funzionalità. In altre parole, che uso ne faranno le persone e qual è il lavoro che questo prodotto dovrà portare a termine per loro.

Ora, non sto certo suggerendo che non sia più necessario fare riferimento agli output. Al contrario, è fondamentale esprimere gli output in termini comprensibili all'azienda, mostrando esattamente come questi contribuiscono a raggiungere gli obiettivi aziendali. Output e outcome sono strettamente relazionati, uno è conseguenza dell’altro. Un approccio outcome-oriented crea una connessione tra la strategia e l'esecuzione. Gli Outcome comunicano con gli output per trasmettere la strategia all’operatività e sappiamo tutti quanto le buone strategie possano finire in un bidone della spazzatura perché non sono state eseguite correttamente. Ragionare sugli outcome è un prerequisito fondamentale per eseguire con successo la strategia attraverso la buona esecuzione degli output.

Davide Leoncino

Co-founder di BitBoss | Head of Marketing